I controlli sul lavoro diminuiscono ma quando arrivano colpiscono (quasi sempre) nel segno. Negli ultimi anni la spending review non ha risparmiato neanche il delicato settore della vigilanza sulle imprese, che per il lavoro è affidata al Ministero ma anche a Inps e Inail. Analizzando i dati contenuti nei rapporti di vigilanza del Welfare, in soli cinque anni le imprese sottoposte a ispezione sono calate costantemente passando dalle oltre 300mila del 2009 a poco più di 220mila del 2014. A conti fatti una flessione di oltre il 27 per cento.
Eppure, nonostante il calo, i controlli effettuati restano comunque incisivi: anche nel 2014 quasi due aziende su tre – il 64% per l’esattezza, esattamente come nel 2013 – tra quelle visitate si sono rivelate irregolari. Con un numero di lavoratori del tutto in nero che supera il 40% degli occupati totali delle aziende.
Come dire: la maggior parte delle volte quando gli ispettori si sono mossi hanno colto nel segno. Dietro a questo risultato c’è sicuramente un affinamento della programmazione dei controlli, necessario appunto anche a seguito dei tagli negli organici (-10% di ispettori negli ultimi cinque anni).
Lo sottolinea lo stesso dicastero nel Rapporto 2014: «La strategia di intervento portata avanti dal ministero del Lavoro – si legge nel documento – già da qualche anno è mirata non tanto a realizzare un incremento numerico degli accessi ispettivi, quanto a concentrare le verifiche verso obiettivi particolarmente significativi, individuati sulla base di una specifica programmazione che ha tenuto conto delle peculiarità delle diverse aree geografiche».
Gli ispettori dei tre enti hanno scovato 142.132 aziende irregolari (erano oltre 152mila nel 2013). Significativo anche il risultato economico: sono stati recuperati 1,5 miliardi tra contributi e premi evasi (cento milioni in più rispetto al 2013).
La sicurezza
I controlli sono diventati più mirati anche sul rispetto delle norme per la salute e la sicurezza del lavoro. Per citare solo un dato nel 2013 ben l’88% delle aziende ispezionate dall’Inail ha riportato irregolarità. A orientare le ispezioni verso i settori e le realtà considerate più a rischio è anche la politica dell’ente infortuni verso le certificazioni volontarie, che è uno degli strumenti utilizzati per “scremare” i soggetti da selezionare, attenuando la vigilanza sulle realtà produttive certificate, che hanno già subito le visite dei certificatori.
Da anni l’Inail incentiva gli investimenti in prevenzione anche attraverso uno sconto fino al 30% dei premi assicurativi per interventi di miglioramento delle condizioni di sicurezza e fornisce anche finanziamenti (tramite il bando annuale Isi) a fondo perduto per i progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In più, appunto, le aziende con la certificazione volontaria Ohsas 18001, che misura proprio la capacità dell’impresa di tenere sotto controllo i fattori di rischio per i lavoratori, vengono visitate con minore frequenza perché già monitorate dagli auditor degli enti di certificazione.
Il rapporto Censis Accredia sulla semplificazione prova a quantificare quali potrebbero essere gli effetti in termini di calo degli infortuni di una diffusione quasi totale tra le aziende di questa certificazione volontaria. In questo caso-limite si potrebbe arrivare – secondo lo studio – a una diminuzione di 80mila incidenti l’anno (- 20%) e a un risparmio massimo di 4 miliardi di euro.
AdA
fonte sole24ore 105/15 V.Uv.