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Responsabilità Sociale obiettivo strategico del Governo

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RSI UNIIl concetto di responsabilità sociale delle organizzazioni viene sempre più valorizzato e rilanciato a tutti i livelli, sia nazionale, sia europeo, sia  internazionale, tramite l'adozione di iniziative e di strumenti volti a favorire la condotta responsabile delle imprese. Operare in modo sostenibile per le organizzazioni significa non solo fornire prodotti e servizi che soddisfano i clienti/consumatori senza impattare sull'ambiente ma significa anche operare in modo socialmente responsabile.
Possono infatti definirsi "socialmente responsabili" le organizzazioni che integrano volontariamente all’interno della propria gestione problematiche di tipo sociale e ambientale.
Anche il Governo italiano ha posto l’accento sull’importanza del ruolo dell’impresa nella società e sulla gestione responsabile delle attività economiche quale veicolo di creazione di valore, a mutuo vantaggio delle imprese stesse, dei cittadini e delle comunità.
Per fare il punto sull’attuazione della norma ISO 26000 a due anni dalla sua pubblicazione la Commissione UNI "Responsabilità sociale delle organizzazioni" si è riunita in seduta  plenaria a Milano nel mese di febbraio.
Al centro del dibattito il nuovo “Piano d’Azione Nazionale sulla Responsabilità Sociale d’Impresa 2012/2014” messo a punto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dal Ministero per lo sviluppo economico, in attuazione della Comunicazione della Commissione Europea COM (2011) 681 sulla “Strategia rinnovata dell'UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese”.
Con questo piano d’azione il Governo italiano intende creare un contesto più propizio ai comportamenti volontari delle imprese al fine di favorire il raggiungimento degli obiettivi pubblici di sviluppo dell’economia e della società e di tutela dell’ambiente.
Come ha spiegato Danilo Giovanni Festa, direttore generale della DG per il terzo settore e le formazioni sociali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il piano d’azione è stato frutto di un lavoro che si è avvalso del contributo delle Confederazioni d’impresa, delle università, delle organizzazioni sindacali e degli esponenti del terzo settore (volontariato e associazionismo). Proprio grazie a queste componenti - e in particolare al contributo fondamentale offerto dalle tre organizzazioni sindacali CGL, CISL e UIL - è stato possibile  conoscere le migliori pratiche messe in atto dalle aziende.
“Grazie a loro infatti - illustra Festa - siamo venuti a sapere che in Italia ci sono dei punti di eccellenza, dei contratti posti in essere da aziende (in particolare della filiera chimico petrolifera) che possono essere tranquillamente considerati a livello dei paesi scandinavi. Preziosissimo è stato anche il contributo delle Regioni che hanno portato la nostra proposta in conferenza Stato-Regioni e che ci hanno fatto conoscere le realtà locali”.

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