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Privacy: arriva il «bollino» per uffici e aziende senza irregolarità

Privacy: arriva il «bollino» per uffici e aziende senza irregolarità

Industria 4.0 e l’esplosione dei big data testimoniano come nella “società dei sensori” i dati personali si siano trasformati in tracce pervasive, suscettibili di identificare i singoli. Un volume impressionante di informazioni che solleva il problema di come assicurare trasparenza e controllo sul loro utilizzo.

Gli strumenti di regolamentazione volontaria previsti dal Gdpr (General data protection regulator, il regolamento europeo 2016/679), come marchi e sigilli oppure codici deontologici e certificazione privacy, sono la segnaletica di affidabilità generale per la corretta gestione del traffico delle tracce individuali. La certificazione, a cui possono ricorrere sia i soggetti privati sia quelli pubblici, rende manifesta la conformità al regolamento nei riguardi di partner commerciali, Autorità di controllo, clienti e consumatori.

Diventa quindi comprensibile l’attesa per l’approvazione delle relative linee guida ad opera del Gruppo di lavoro dell’articolo 29, l’organo consultivo della Commissione Ue sulla privacy. Il tema è stato inserito nell’agenda del 6 e 7 febbraio, penultima riunione prima dello scioglimento del Gruppo, sostituito dal Comitato dell’articolo 68.

Il sistema della certificazione è un processo che culmina in un attestato (il “certificato”) rilasciato da un ente indipendente e accreditato (“ente di certificazione”), secondo il quale l’azienda assegnataria risulta soddisfare determinati requisiti indicati in un apposito schema di verifica (“schema di certificazione”), approvato in precedenza da un ente autonomo di supervisione (“Organismo di accreditamento”), secondo metodi e procedure indicati in norme tecniche, di contenuto generale e valide per chiunque.

Il Gdpr recepisce questo meccanismo, impostandolo su uno schema di certificazione approvato dall’Autorità di controllo competente oppure dall’Organismo nazionale di accreditamento (per l’Italia, Accredia). Dall’altro lato, il Gdpr prevede alcune disposizioni integrative, specifiche per la “certificazione privacy”.

In sintesi, si stabilisce che i soggetti con potere di accreditamento possono essere l’organismo nazionale di accreditamento o l’Autorità di controllo (da noi è il Garante privacy) oppure entrambi. Il riconoscimento di una competenza alternativa tra organismo di accreditamento e autorità di controllo può giustificarsi con la constatazione che l’attuale situazione degli organismi di accreditamento presso gli Stati membri appare troppo variegata per poter consentire una soluzione uniforme. Di contro, la terza opzione della competenza congiunta non sembra trovare un ragionevole fondamento. Spetterà agli Stati membri, in base al Gdpr, scegliere l’opzione ritenuta ottimale per il contesto nazionale.

I criteri di accreditamento sono quelli previsti dallo standard En-Iso/Iec 17065/2012, integrati con quelli che il Garante stabilirà: una scelta di campo rispetto agli schemi sui sistemi di gestione delle informazioni, della famiglia Iso 27000. Gli enti di certificazione, pertanto, dovranno dimostrare competenza sia in tema di standard Iso 17065 sia riguardo alla disciplina della privacy. Per questo, se un ente di certificazione si fosse già accreditato in base alla norma En-Iso/Iec 17065/2012 per aspetti estranei al Gdpr e successivamente intendesse estendere l’ambito del proprio accreditamento anche alla privacy, dovrebbe dimostrare di soddisfare gli ulteriori requisiti previsti dal Garante.

Il futuro “certificato Gdpr” (articolo 43 del regolamento) non è garanzia assoluta di rispetto della norma, ma rappresenta comunque un’attestazione la cui attendibilità è supportata da verifiche periodiche di compliance, sanzioni per il caso di trasgressioni, possibilità per terzi di effettuare reclami e di riceverne adeguato riscontro.

AdA

fonte Sole24Ore 28/18 RI e RI

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Secondo Rapporto su Qualità e Certificazione. Realizzato da ACCREDIA insieme con il CENSIS.

accredia logoLa qualità paga e genera crescita. Sono quasi 83.000 le aziende dotate di un sistema di gestione della qualità secondo la Uni En Iso 9001. Aziende che, pur nell'attuale fase di crisi, esprimono livelli di efficienza e capacità competitiva maggiori rispetto alla media nazionale.
È quanto emerge dal 2° Rapporto ACCREDIA-CENSIS sulla qualità "Qualità, Crescita, Innovazione", realizzato nell'ambito delle attività dell'Osservatorio ACCREDIA e presentato il 26 febbraio 2014 nel corso del Convegno "Qualità per competere: strategie per il rilancio del sistema d'impresa".
L'evento è stata un'occasione per riflettere sulla qualità come fattore competitivo e sul ruolo delle certificazioni per le politiche a sostegno del Made in Italy, della ricerca e dell'innovazione. Il Presidente Grazioli insieme al Prof. De Rita, Presidente del CENSIS, si sono confrontati sui temi della crescita e sulle leve per il rilancio del sistema d'impresa in Italia con Giorgio Squinzi, Presidente di CONFINDUSTRIA, Mauro Bussoni, Portavoce di R.E TE. Imprese Italia e Segretario Generale di CONFESERCENTI, Elena Zambon, Presidente di ZAMBON, Vinzia Novara, Amministratore Delegato di FIRRIATO, Domenico Menniti,  Amministratore Delegato di HARMONT & BLAINE, Paolo Verri, Direttore Contenuti Espositivi ed Eventi del Padiglione Italia di EXPO 2015 e Stefano Micelli, Docente di Economia dell'Università CA' FOSCARI.
Il Rapporto è stato elaborato con un duplice obiettivo: definire quanto la qualità si configuri come elemento strategico per la creazione di valore nell'impresa, e cogliere gli elementi di forza e le criticità che attraversano attualmente il settore della certificazione per la qualità.
Il primo capitolo dello studio, in particolare, evidenzia come la qualità possa essere un mezzo per il rilancio della competitività. Lo sguardo si allarga ad una misurazione della qualità in quattro diverse dimensioni del sociale e della struttura economico-produttiva del Paese con appositi indicatori sintetici CENSIS-ACCREDIA: qualità del sistema produttivo, qualità della vita e del contesto socio-economico, qualità dell'ambiente e qualità dei servizi pubblici. Viene proposto, inoltre, un approfondimento sull'efficacia della certificazione Uni En Iso 9001 come strumento di efficientamento dell'impresa attraverso un'analisi comparativa di dati di bilancio di campioni differenti di aziende.
Il secondo capitolo riporta i risultati di una ricerca realizzata presso 100 organismi di certificazione operanti in Italia sotto accreditamento, per indagare gli aspetti salienti riguardanti le dinamiche del mercato, gli elementi di forza e le debolezze della certificazione di sistema di gestione della qualità.
Il terzo capitolo presenta i risultati di due focus group svolti su un panel di organismi di certificazione e di rappresentanti dei consulenti delle imprese, oltre alle principali associazioni di rappresentanza delle imprese, con l'obiettivo di aprire un confronto più intenso tra gli operatori della certificazione per definire un migliore posizionamento dell'UNI EN ISO 9001.

Scarica il Rapporto Accredia/Censis

Fonte ACCREDIA

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Osservatorio ACCREDIA "La domanda di certificazione di qualità nel sistema d'impresa"

Osservatorio La certificazione di qualità 2 2013Presentato il 10 aprile a Roma il rapporto ACCREDIA-CENSIS realizzato in collaborazione con CNA, CONFAPI e CONFARTIGIANATO.
Più di 83.000 aziende e quasi 128.000 siti produttivi (uffici, stabilimenti, ecc.) dispongono di certificati UNI EN ISO 9001. Dopo il forte sviluppo registrato fino al 2006, il numero di imprese certificate continua a crescere: +1,5% nel 2012, nonostante le gravi difficoltà che il tessuto produttivo sta attraversando.
Questa la fotografia del rapporto dell'Osservatorio ACCREDIA "La domanda di certificazione di qualità nel sistema d'impresa" che ha analizzato un campione di oltre 800 aziende, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, associate a CNA, CONFAPI e CONFARTIGIANATO.
Le imprese continuano a investire in qualità per battere la crisi e la qualità, che resta una delle parole chiave del Made in Italy, viene anzi considerata come una delle principali leve strategiche per operare nella fase di crisi.
Nonostante alcune debolezze che spingono a ripensare le strategie di diffusione e di interlocuzione con le imprese, l'ISO 9001 si conferma lo strumento principe per una maggiore affermazione della «cultura della qualità» nel sistema produttivo nazionale e un mezzo per il rafforzamento delle imprese di piccole dimensioni.

Sfoglia il Rapporto

Fonte: ACCREDIA

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Professioni certificate. Approfondimento su "Osservatorio Accredia"

Osservatorio ACCREDIA PROFESSIONIE' dedicato al tema della certificazione delle figure professionali il primo numero del 2013 dell'Osservatorio ACCREDIA.

L'Osservatorio ACCREDIA si pone l'obiettivo di monitorare le dinamiche, gli sviluppi, gli elementi di forza e le criticità del sistema della valutazione della conformità, che riguarda le certificazioni, le ispezioni, le prove di laboratorio e le tarature effettuate sotto accreditamento.
Il primo numero del 2013 è dedicato al tema della certificazione delle figure professionali, un settore in cui sono coinvolti 23 organismi, che fino a oggi hanno certificato oltre 80.000 professionisti.
La competenza di chi svolge una professione, attraverso la prestazione di un servizio o la realizzazione di un prodotto, è sicuramente un elemento determinante per risultare competitivi sul mercato del lavoro nazionale, comunitario ed internazionale.
Lo stesso Legislatore, con la recente approvazione della Legge  "Disposizioni in materia di professioni non organizzate" (L. 14 gennaio 2013 n. 4) ha dimostrato grande attenzione per il tema delle professioni, individuando nella certificazione rilasciata sotto accreditamento, sulla base di norme UNI, uno degli strumenti idonei a qualificare il mercato dei lavoratori.
Il quaderno dell'Osservatorio ACCREDIA "La certificazione delle figure professionali" è stato realizzato con il prezioso contributo di molti soggetti competenti sulla materia, in rappresentanza di tutte le Parti Interessate, dal Ministero dello Sviluppo Economico, all'UNI, alla CNA Professioni, agli Organismi di certificazione del personale, per chiudere con il contributo di Federconsumatori.

Soglia il quaderno di Osservatorio Accredia.

Fonte: ACCREDIA

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Efficienza energetica. Entra in vigore la Direttiva 2012/27/UE

 

direttiva 2012 27

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea la direttiva 2012/27/UE del 25 ottobre 2012 sull’efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE che stabilisce un quadro comune di misure per la promozione dell’efficienza energetica nell’Unione al fine di garantire il conseguimento dell’obiettivo principale dell’Unione relativo all’efficienza energetica del 20% entro il 2020 e di gettare le basi per ulteriori miglioramenti dell’efficienza energetica al di là di tale data.
La direttiva 2012/27/UE stabilisce norme rivolte a rimuovere gli ostacoli sul mercato dell’energia e a superare le carenze del mercato che frenano l’efficienza nella fornitura e nell’uso dell’energia e prevede la fissazione di obiettivi nazionali indicativi in materia di efficienza energetica per il 2020.
I requisiti stabiliti dalla direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica sono requisiti minimi e non impediscono ai singoli Stati membri di mantenere o introdurre misure più rigorose. Tali misure sono compatibili con il diritto dell’Unione. Qualora la normativa nazionale preveda misure più rigorose, gli Stati membri notificano tale normativa alla Commissione.
Ciascuno Stato membro dovrà garantire che dal 1° gennaio 2014 il 3% della superficie coperta utile totale degli edifici riscaldati e/o raffreddati di proprietà del governo centrale e da esso occupati sia ristrutturata ogni anno per rispettare almeno i requisiti minimi di prestazione energetica stabiliti.

Scarica la Direttiva 2012/27 UE

Fonte: Accredia

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Osservatorio Accredia:infortuni in calo

 

Osservatorio ACCREDIA Salute e sicurezzaGli infortuni sul lavoro, secondo i dati Inail più recenti, sono stati 790mila nel 2009, 775mila nel 2010, 726mila nel 2011 con una riduzione dell'8% nel triennio. In flessione anche gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro: 1.053 nel 2009, 973 nel 2010, 930 nel 2011 (-11,7%).
Ciò nonostante, il livello di attenzione deve essere ancora mantenuto su livelli di guardia. Numerose sono le imprese che continuano ad avvertire la presenza di fattori di rischio lungo la catena di produzione, nelle officine e nei cantieri. Il livello di attenzione deve però essere mantenuto su livelli di guardia. Numerose sono le imprese che percepiscono la presenza di fattori di rischio lungo la catena di produzione, nelle officine e nei cantieri.
Comportamenti e manovre non corrette sul posto di lavoro rappresentano un costante fattore di rischio per quasi l'80% delle imprese, per il 60% vi sono pericoli legati all'esalazione di fumi e gas, per più dell'80% elementi di disturbo possono essere rumori e vibrazioni. È quanto emerge da un'indagine effettuata dal Censis e da Accredia - l'ente italiano di accreditamento - su un campione di 1.000 imprese appartenenti ai comparti più esposti a fattori di incidentalità: industria, costruzioni e trasporti.
Cresce la tendenza a monitorare le potenziali cause di infortuni. L'80% delle aziende interpellate dichiara di effettuare un monitoraggio per prevenire eventuali rischi elettrici, rischi da manipolazione di sostanze pericolose, rischi da carenza di sicurezza sulle apparecchiature e rischi strutturali. Dall'indagine Censis-Accredia emerge che lo strumento di gestione della sicurezza più utilizzato dalle imprese è l'addestramento e l'informazione dei lavora-tori (34%), mentre circa il 20% si affida a un consulente esterno, il 19% ricorre a visite di rou-tine del responsabile interno della sicurezza e il 18% apporta di volta in volta miglioramenti dove necessario.
Lo scenario però cambia considerevolmente se dalle enunciazioni di principio e dalle buone intenzioni si passa alla pratica e all'utilizzo di strumenti sofisticati di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro. Forte è l'impressione che presso molte imprese gli strumenti di prevenzione e di controllo dei rischi siano ancora piuttosto improvvisati e improntati alla minore spesa possibile.
Tra i fattori che limitano la diffusione di modelli di efficace gestione della sicurezza e prevenzione dei rischi c'è sicuramente la natura delle imprese italiane, per la maggior parte di piccole e piccolissime dimensioni. Il 70% delle aziende analizzate da Censis e Accredia considera i costi per la sicurezza non facilmente sostenibili, ancorché necessari, e più del 60% giudica le norme sulla sicurezza complicate da attuare, alla stregua di appesantimenti burocratici.
Le aziende dotate di un Sistema di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro (Sgsl certificato a norma Ohsas 18001:2007) si dimostrano in grado di gestire in maniera efficace e vantaggiosa la salute e la sicurezza sul lavoro. Rappresentano ancora una minoranza del tessuto produttivo, ma il loro numero è cresciuto di quasi sette volte negli ultimi quattro anni. Nei dieci anni di applicazione della norma (la prima versione della Bs Ohsas è del 1999) l'incremento medio annuo è stato del 50%.

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Sfoglia l'opuscolo "Salute e sicurezza sul Lavoro"

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Accordo ITACA-ACCREDIA per la sostenibilità ambientale delle costruzioni

 

SOST COSTRUZE’ stato firmato nei giorni scorsi un Protocollo d'intesa tra ITACA, l'Istituto per l'innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale, ed ACCREDIA, l'Ente unico nazionale di accreditamento, con l’obiettivo di promuovere le certificazioni rilasciate a sostegno delle politiche regionali per la sostenibilità ambientale delle costruzioni.Si gettano dunque le basi per la realizzazione di un sistema di certificazione nazionale in materia di sostenibilità ambientale degli edifici.
Le collaborazione tra le due organizzazioni va vista in un’ottica strategica di definizione di un sistema di certificazione unitario, e a carattere volontario, coordinato ed integrato sia con i sistemi regionali, già attivi sul territorio e basati proprio sul Protocollo Itaca, sia con il sistema di normazione tecnica nazionale ed europea. Il Protocollo Itaca, oggi applicato all'edilizia residenziale, commerciale ed industriale, che entro l'anno coprirà tutte le tipologie di edifici in ambito pubblico è uno schema di riferimento per attuare politiche di incentivazione verso l'edilizia sostenibile: Housing Sociale, Contratti di Quartiere, Regolamenti Edilizi Comunali, Piano Casa, ecc.
L'intesa con ITACA si inserisce nell'intensa azione che Accredia sta portando avanti in tema di tutela dell'ambiente anche con altri soggetti istituzionali, a partire dal Ministero dell'Ambiente, per garantire la competenza di chi certifica la conformità agli standard ambientali.
"Con la sottoscrizione del protocollo d'intesa - spiega Federico Grazioli presidente di Accredia - siamo in grado di offrire al mercato un parametro di riferimento unitario per la valutazione della qualità del nostro patrimonio edilizio. Insieme a Itaca possiamo rispondere meglio e in maniera coordinata all'evoluzione della normativa, soddisfare e promuovere la crescente sensibilità verso l'edilizia sostenibile e la tutela dell'ambiente. L'impegno di Accredia è di affiancare la Pubblica Amministrazione per garantire sempre l'affidabilità delle certificazioni, anche nel settore delle costruzioni".

Fonte: UNI

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Primo Rapporto dell’Osservatorio Accredia

 

L’Osservatorio Accredia si pone l’obqualitiettivo di monitorare le dinamiche, i cambiamenti, gli elementi di forza e le criticità del settore della certificazione, con particolare riguardo al segmento dei Sistemi di Gestione per la Qualità.
Si intende in questo modo stimolare una riflessione sugli strumenti e le modalità per rafforzare un comparto - quello della certificazione - dinamico, ricco di competenze specialistiche e che offre un contributo di rilievo al terziario avanzato in Italia, con 168 Organismi di Certificazione e un giro d’affari che supera i 260 milioni di euro annui.
Sono oltre 90.000 le aziende e quasi 160.000 i siti produttivi dotati di certificazione di qualità in Italia; un buon risultato in termini di presidio di mercato, che va tuttavia consolidato attraverso il rafforzamento di opportune strategie.
I temi trattati nel primo Rapporto dell’Osservatorio Accredia “Innovazione e modernizzazione di qualità per la crescita del Paese. Il sistema delle certificazioni per la competitività” riguardano l’inquadramento della qualità come strumento di crescita competitiva del sistema produttivo nazionale, il posizionamento della certificazione di qualità e la visione del mercato così come emerge dalle opinioni degli Organismi di Certificazione, le prospettive di crescita della certificazione secondo le imprese che ne fanno ricorso.
Viene inoltre proposta una misurazione della crescita in qualità (in senso lato) per quattro differenti dimensioni del sistema sociale ed economico italiano: il tessuto produttivo, il sistema dell’offerta di servizi al cittadino, la qualità della vita e la tutela e la conservazione dell’ambiente.

Scarica il Rapporto

Leggi anche il dossier pubblicato su U&C di gennaio 2012

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