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Agrumi, etichettatura d’obbligo anche per gli imballaggi

agrumiLa tutela del consumatore prima di tutto. In questa direzione la Corte di giustizia dell’Unione europea dà il via libera alla normativa Ue che impone una informazione capillare sui trattamenti subiti dagli agrumi anche nella fase successiva alla la raccolta.

Con la sentenza depositata il 3 marzo (causa C-26/15), gli eurogiudici hanno respinto il ricorso della Spagna che contestava l’applicazione di regole sugli imballaggi di agrumi ritenute troppo restrittive per i produttori. Oggetto della contestazione, il regolamento 543/2011 sulle modalità di applicazione del regolamento 1234/2007, concernente l’organizzazione comune dei mercati nel settore agricolo e le disposizioni specifiche per quanto riguarda determinati prodotti in tale settore.

Al centro dell’attenzione, in particolare, è la disposizione secondo cui - nel commercio di agrumi (limoni, mandarini e arance) - gli imballaggi devono riportare indicazioni all’esterno sugli agenti conservanti o su altre sostanze chimiche utilizzate. Una previsione imposta proprio per tutelare la salute dei consumatori, che sono così informati su ogni sostanza utilizzata anche dopo la raccolta dei frutti.

La norma, tuttavia, si discosta da una disposizione inserita in un atto concluso dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite (Unece) e, quindi, per la Spagna non poteva essere applicata. Di qui il primo ricorso al Tribunale Ue, che, con la sentenza del 13 novembre 2014 (T-481/11), aveva dato torto al Paese iberico, dopodiché è arrivato anche il no della Corte di giustizia. Gli eurogiudici hanno confermato in toto la posizione dei colleghi di primo grado. Prima di tutto, la Corte riconosce la piena legittimità del regolamento Ue, tanto più che la Commissione, nel dare attuazione alle regole sulla commercializzazione dei prodotti, non è vincolata da quelle fissate dall’Unece, le quali sono prese in considerazione, ma non devono essere riprodotte in maniera identica al testo di partenza, che, oltretutto, ha un mero carattere raccomandatorio. Con la conseguenza che anche gli Stati membri dell’Unione, tutti parti all’Unece, non sono vincolati dalle regole adottate in quel contesto.

I giudici di Lussemburgo, poi, ritengono condivisibile la motivazione del Tribunale che ha dato rilievo all’interesse dei consumatori a ricevere informazioni adeguate e trasparenti. Per perseguire quest’obiettivo, che rientra fra quelli previsti dallo stesso Trattato Ue, la Commissione può prevedere un obbligo di etichettatura per tutte le sostanze utilizzate in trattamenti post raccolta degli agrumi. Tanto più che la tutela dei consumatori rientra fra le esigenze di interesse generale che, in particolare quando è in gioco la salute e l’alimentazione, le istituzioni Ue devono considerare anche nell’ambito della realizzazione della politica agricola comune.

Di conseguenza, l’obbligo di etichettatura deciso dalla Commissione ha una base sufficiente e non viola il principio di proporzionalità e di parità di trattamento. Se è vero, infatti, che tale obbligo riguarda unicamente gli agrumi, è altrettanto vero che la scelta di una regolamentazione più rigida è dovuta al fatto che la buccia degli agrumi non ha uno spessore significativo e non è in grado di ostacolare la penetrazione di sostanze pericolose all’interno. Senza dimenticare l’utilizzo diretto da parte dei produttori di marmellate e liquori.

AdA

fonte Sole24Ore 73/16 M.C.

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Dopo le sostanze anche le miscele chimiche pericolose saranno etichettate: l’ISS attiva il supporto di assistenza on line

PittogrammiCome le sostanze anche le miscele chimiche pericolose dovranno essere immesse sul mercato dal 1 giugno prossimo applicando i nuovi criteri di classificazione, etichettatura ed imballaggio.

Si tratta spesso di prodotti di uso quotidiano, per esempio detergenti e disincrostanti per l’igiene della casa, che contengono sostanze chimiche come l’acido solforico nei prodotti disgorganti, l’acido fosforico nei prodotti disincrostanti o l’ipoclorito di sodio nei prodotti sbiancanti.

Sostanze chimiche pericolose che l’Unione Europea già nel 2009 aveva regolato attraverso il CLP (Classification, Labelling and Packaging), un regolamento che disciplina le diciture nelle etichette, con l’obiettivo di renderle uniformi e che dal primo giugno diventa obbligatorio anche per le miscele. L’applicazione del regolamento potrà comportare alcune criticità per le imprese coinvolte.

Per questo motivo il Centro Nazionale Sostanze Chimiche (CSC) dell’Istituto Superiore di Sanità, istituito nel 2007 a supporto dell’Autorità Competente italiana per l’implementazione dei regolamenti europei REACH e CLP sulle sostanze e miscele pericolose, è il supporto attivo attraverso l’Helpdesk, un servizio nazionale di assistenza ai fabbricanti, agli importatori, ai distributori e utilizzatori che potranno ricevere informazioni sulle responsabilità e sui rispettivi obblighi del Regolamento per le sostanze chimiche. Il supporto è attuato attraverso la pagina web del CSC Centro Sostanze Chimiche dove si può porre la domanda nel "Form per quesiti" oppure consultare le "domande frequenti". Il richiedente riceverà la risposta via mail.

Il regolamento prevede anche l’utilizzo di nuovi pittogrammi a forma di diamante rosso con sfondo bianco e sostituiranno i vecchi simboli quadrati di colore arancione applicati ai sensi della legislazione precedente. Dal 1° giugno 2015 le sostanze e miscele devono essere etichettate secondo la nuova normativa, ma fino al 1° giugno 2017 sarà ancora possibile trovare sul mercato i vecchi pittogrammi poiché oggetto di deroga per le miscele già presente sul mercato prima del 1 giugno 2015. Nell’etichetta saranno anche presenti le indicazioni di pericolo H e le i consigli di prudenza P oltre ai nomi delle sostanze presenti nella miscela che la fanno classificare come pericolosa.

AdA

Scarica i nuovi pittogrammi

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Solare termico: arriva l’etichetta energetica

etichetta sistema riscaldamentoEtichettatura energetica anche per gli impianti di solare termico. La Gazzetta Ufficiale europea pubblica quattro regolamenti della Commissione che definiscono le norme per l'etichettatura energetica e l'eco-design degli impianti di riscaldamento degli ambienti e dell'acqua misti e alimentati a energia solare. La pubblicazione dei regolamenti, che entreranno in vigore il 27 settembre, viene salutata con entusiasmo dall'associazione europea del solare termico, la Estif, secondo cui “l'etichettatura, introdotta dopo anni di sforzi e a seguito di una cooperazione tra le istituzioni Ue e l'industria di settore, mostrerà in modo facile da comprendere per i consumatori i benefici e i risparmi ottenibili col solare in tutta l'Europa”.

AdA

Fonte: Il Denaro

Gazzetta Ufficiale: eur-lex.europa.eu/JOHtml.do?uri=OJ:L:2013:239:SOM:IT:HTML

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Zootecnia. Il Parlamento europeo modifica le norme sulla rintracciabilità

 

etichettaturaBrusco stop dell’Europarlamento alle etichette volontarie per le carni bovine. Per soli otto voti, infatti, i deputati hanno dato il via libera alla proposta della Commissione europea che modifica lo schema attuale di etichettatura volontaria delle carni e rinvia di almeno cinque anni l’obbligatorietà del chip per i bovini. Un dietrofront, dettato dall’esigenza di ridurre i costi amministrativi delle imprese, che ha scatenato un coro di critiche dall’Italia.
«L’esito del voto – commenta il presidente dalla commissione Agricola dell’Europarlamento, Paolo De Castro – ci rammarica, ma il nostro impegno per la tutela della qualità e della tracciabilità delle carni bovine è saldo. Del resto, sullo stesso tema, lo scorso anno abbiamo approvato l’importante regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori, senza dimenticare l’accordo sui nuovi regimi di qualità dei prodotti agricoli ». Per De Castri sul «valore » dell’emendamento in oggetto «c’è diffusa condivisione e su questa fondamentale istanza per la tutela delle produzioni di qualità continueremo a impegnarci e a vigilare anche per verificare possibili margini di manovra in Consiglio dei ministri Ue».
La Cia ricorda che l’etichettatura volontaria è stata creata negli anni 2000 in corrispondenza con lo scoppio dell’epidemia di mucca pazza, e negli anni «è diventato essenziale per garantire al 100% le scelte dei consumatori, informandoli correttamente non solo sull’origine della carne, ma fornendo loro altre informazioni utili per un acquisto consapevole e trasparente: la razza e l’età del bovino, il mangime utilizzato, tutte le fasi della filiera dall’allevamento al macello al punto vendita».

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Fonte: AGRISOLE

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