Nei modelli 231 tutele per chi denuncia fatti di corruzione
Doppio binario sulle segnalazioni anticorruzione tra pubblico e privato. Con l’inserimento, su quest’ultimo fronte, nei modelli 231 di un inedito contenuto specifico. Intanto però sulle misure è scontro Pd-5 Stelle. Al centro della polemica il whistleblowing, il meccanismo cioè che tutela il dipendente che segnala fatti di corruzione. Il testo messo a punto dalla commissione Giustizia della camera sarà al voto dell’Aula a già dalla prossima settimana, ma il Movimento 5 Stelle, tra i promotori del testo, accusa il Partito Democratico di avere stravolto il provvedimento con una serie di «emendamenti vergogna: «si potevano difendere e premiare i cittadini onesti che denunciavano la corruzione, invece la maggioranza nel chiuso della commissione Giustizia ha votato ancora una volta contro la legalità e per la corruzione».
La presidente della commissione Donatella Ferranti (Pd) non ci sta e replica che «non c’è nessuna volontà di distruggere la proposta di legge presentata dai Cinque Stelle, ma semmai di migliorarla costruttivamente, soprattutto alla luce dei risultati dell’indagine conoscitiva che abbiamo svolto e dei suggerimenti arrivati da Anac, Autorità della Privacy, Confindustria, Agenzia delle Entrate, Bankitalia, esperti giuristi».
Il disegno di legge prevede che il dipendente pubblico non può essere sanzionato in alcun modo (licenziamento compreso come ovvio) nè discriminato per avere denunciato condotte illecite di cui è venuto a conoscenza per il proprio rapporto di lavoro. È in buona fede il dipendente pubblico che effettua una segnalazione circostanziata ritenendo altamente probabile che la condotta illecita o di abuso si sia verificata. L’identità del dipendente non può essere rivelata ed è coperta nel processo penale dalla norma (articolo 329 del Codice di procedura) che disciplina l’obbligo di segreto degli atti d’indagine.
In ogni caso è affidata all'Autorità anticorruzione la redazione di linee guida per la presentazione e la gestione di segnalazioni con l’obiettivo specifico di alzare il più possibile il livello di riservatezza. Le tutele non sono più garantite però quando, anche con sentenza di primo grado, è accertata la responsabilità penale del segnalante per i reati di calunnia o diffamazione.
Sul versante privato si inserisce, ed è la prima volta che avviene, un contenuto obbligatorio all’interno dei modelli previsti, in via facoltativa, dal decreto 231 del 2001. In particolare, a carico dei vertici societari e dei loro sottoposti, ma anche di tutti coloro che, a qualsiasi titolo, collaborano con l’ente, l’obbligo di presentare segnalazioni circostanziate di illeciti che in buona fede ritengano altamente probabile si siano verificati o le violazioni del modello di organizzazione e gestione dell'ente di cui sono venuti a conoscenza. Nei modelli devono poi trovare posto canali alternativi di segnalazione, di cui almeno uno idoneo a garantire, anche con modalità informatiche la riservatezza dell’identità del segnalante. Il licenziamento ritorsivo o discriminatorio del soggetto segnalante è nullo. Sono poi nulli il cambiamento di mansioni e qualsiasi altra misura punitiva o discriminatoria adottata nei confronti del lavoratore.
AdA
fonte Sole24Ore 319/15 G. Ne.