fbpx

itenfrdees

Promos Ricerche è un Consorzio senza fini di lucro. SCOPO: La promozione e l’introduzione dell’innovazione in qualsiasi forma e settore. Scopri di più.

News

Economia verde: risorse per 20 miliardi

 

green-economy-ECFDal 2007 al 2011 le banche hanno assunto impegni di finanziamento nel comparto della green economy per oltre 20 miliardi di euro. Nonostante la congiuntura economica, il settore e’ stato quello che ha realizzato maggiori investimenti sul territorio. Il dato emerge da una recente indagine condotta dall’Osservatorio rinnovabili dell’Abi, in occasione del Forum ”Green Energy 2012: nuova energia alle energie rinnovabili”. Dal 2007 al 2011 le banche hanno assunto impegni di finanziamento nel comparto della green economy per oltre 20 miliardi di euro.
Nonostante la congiuntura economica, il settore e’ stato quello che ha realizzato maggiori investimenti sul territorio. Il dato emerge da una recente indagine condotta dall’Osservatorio rinnovabili dell’Abi, in occasione del Forum ”Green Energy 2012: nuova energia alle energie rinnovabili”. Intanto anche con meno quattrini, gli italiani sono disposti a fare qualche sacrificio in più per vivere in un mondo migliore, mostrando una grande maturità di visione che mette al primo posto la green economy. Lo sostiene l’84,9% degli italiani, secondo i risultati di un’indagine realizzata da Fondazione Impresa su un campione di 600 soggetti.
Di questi, il 25,9% sostiene che è necessario puntare sulla green economy per favorire la ripresa economica e addirittura il 59,0% per contribuire alla protezione dell’ambiente.Sono pochi gli italiani che non ritengono necessario puntare sulla green economy: il 9,1% perché ritiene impossibile realizzare un’economia eco-sostenibile e appena il 6,0% perché farlo imporrebbe investimenti troppo elevati per le imprese e le istituzioni pubbliche.

Fonte: Il Denaro

L'UNI regolamenta le nuove professioni

clinical monitorIl Clinical Monitor è un professionista che svolge la supervisione dell’andamento di uno studio clinico per garantire che questo venga effettuato, registrato e relazionato in osservanza del protocollo, delle Procedure Operative Standard (SOP), della GCP (Buona Pratica Clinica) e delle disposizioni normative applicabili. Il Clinical Monitor può operare in regime di consulenza o di dipendenza presso le Direzioni Mediche di Aziende Farmaceutiche (Sponsor) o presso strutture private delegate, in toto o in parte, dalle Aziende Farmaceutiche, denominate CRO (Contract Research Organisation o Organizzazioni di Ricerca a Contratto), alle operazioni di gestione organizzativa e controllo delle Sperimentazioni Cliniche. Si tratta quindi di una professione ben presente nel tessuto sociale del nostro Paese ma sprovvista di ordine o albo, ossia non regolamentata.
Al fine di introdurre uno strumento che consentirà sia ai professionisti di garantire la qualità delle proprie prestazioni sia ai committenti e ai datori di lavoro  di scegliere tra i professionisti più qualificati, UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione – ha sottoposto ad inchiesta pubblica preliminare la proposta di avviare un progetto di norma che intende definire i requisiti per la figura professionale del Clinical Monitor all'interno del settore della Sperimentazione Clinica dei medicinali.
Di competenza della commissione tecnica “Attività professionali non regolamentate”, la futura norma definirà tale figura professionale nelle diverse modalità in cui opera (libero professionista, dipendente), nel rispetto dei compiti definiti dalla GCP (Good Clinical Practice).
L’intento che muove i lavori della commissione “Attività professionali non regolamentate” è quello di offrire un riferimento certo e un’adeguata garanzia di qualità al mercato, aumentando il riconoscimento professionale dei singoli professionisti, oltre che fornire un utile strumento al legislatore, in un’ottica di complementarità tra la normazione tecnica volontaria e il settore cogente. Definita e qualificata la figura professionale del Clinical Monitor, in conformità al quadro europeo delle Qualifiche (EQF – European Qualifications Framework), tutta la categoria potrebbe trarne un immediato vantaggio e l’utenza potrebbe ritrovare nella competenza e nella professionalità di tale figura un punto di riferimento certo e sicuro.
Sino al 21 luglio prossimo, tutti i soggetti interessati possono inviare i propri commenti, segnalando eventualmente il proprio interesse a partecipare ai lavori di normazione.

Fonte: UNI

Classificazione energetica degli ascensori

ascensore energIl settore degli ascensori in Italia ha numeri di assoluto rispetto: più di due miliardi e mezzo di fatturato totale nel 2009, di cui più di uno e mezzo nel mercato interno e più di 800 milioni in esportazioni.
Anche per questo i lavori della commissione “Impianti di ascensori, montacarichi, scale mobili e apparecchi similari” sono rilevanti: perché coinvolgono un settore industriale importante e altamente qualificato.
Giovedì 5 luglio si è tenuta, presso la sede UNI di Milano, la riunione del GL “Prestazioni energetiche di ascensori, scale mobili, marciapiedi mobili e impianti di sollevamento per persone e cose” che – su indicazione della commissione tecnica - sta elaborando un progetto di norma nazionale che risponda all’esigenza crescente di avere un valore di riferimento del consumo energetico degli ascensori.
Il tema del risparmio e del controllo delle prestazioni energetiche di prodotti e impianti ha assunto negli ultimi anni un ruolo di primaria importanza nel quadro delle strategie di sviluppo sostenibile.
Emblematico in questo senso quanto avvenuto nell’ambito delle costruzioni, dove particolare rilievo – rafforzato anche da interventi legislativi nazionali e comunitari - viene attribuito ora al parametro di “consumo energetico degli edifici”, di cui gli impianti ascensoristici costituiscono tra l’altro un, se pur piccolo, sottoinsieme.
Il progetto di norma allo studio – per la precisione si tratta di un rapporto tecnico - intende fornire un parametro di classificazione energetica degli ascensori che consideri il consumo di energia durante il loro funzionamento, prendendo come riferimento tecnico analoghi lavori attualmente in corso a livello ISO.

Continua sul sito UNI

Gioventù in Azione. Riparte il programma dell'Ue

giuventuL’Unione Europea rilancia il programma “Gioventù in Azione” e investe 4 milioni di euro per finanziare progetti che puntano a migliorare le condizioni di vita delle nuove generazioni. Due i bandi attivati: il primo, del valore di 2,5 milioni, promuove forme di partenariato tra enti pubblici con lo scopo di formare i giovani e supportare lo sviluppo delle loro capacità professionali; il secondo, con una dotazione finanziaria di 1,5 milioni di euro, mira a stimolare l’innovazione in ambito lavorativo e si rivolge essenzialmente a organizzazioni giovanili. Le scadenze sono fissate rispettivamente al 17 e 3 settembre prossimi.
L’Unione Europea fissa tre obiettivi per questo bando: incoraggiare il coinvolgimento degli enti pubblici a livello regionale o locale o di altre parti interessate attive nel settore della gioventù a livello europeo e delle attività nel campo dell’istruzione non formale; sostenere lo sviluppo dello loro competenze in quanto enti attivi nel campo della gioventù e impegnati a fornire opportunità di istruzione non formale ai giovani e agli operatori giovanili; promuovere lo sviluppo di reti sostenibili, lo scambio delle migliori prassi nonché il riconoscimento dell’istruzione non formale. Possono presentare domanda di contributo enti pubblici, associazioni, imprese. I progetti devono includere attività a scopo non lucrativo relative al campo della gioventù e dell’istruzione non formale. Tra le attività privilegiate dal bando figurano gli scambi di giovani a livello transnazionale, le iniziative per la gioventù a livello nazionale o transnazionale, il servizio volontario europeo, la formazione e le attività di networking. Il programma di attività deve iniziare tra il primo marzo 2013 e il primo settembre 2013 e potrà avere una durata massima di 2 anni. Ogni progetto riceve un finanziamento massimo di 100 mila euro a copertura del 50 per cento delle spese ammissibili.
Il secondo bando è rivolto a enti pubblici e organizzazioni giovanili. Ogni progetto deve essere realizzato con la forma del partenariato e coinvolgere almeno quattro soggetti di Paesi differenti. Si guarda con particolare interesse alle ipotesi innovative di formazione professionale dei giovani e, in sede di valutazione delle proposte, alle metodologie di lavoro impiegate, alla pertinenza del progetto rispetto agli obiettivi del bando, al profilo di promotori e partecipanti. Le attività, la cui durata non può essere inferiore a un anno o eccedere i 18 mesi, devono svolgersi nel periodo compreso tra primo gennaio e 30 aprile 2013. Quanto al finanziamento, che copre fino a un massimo del 70 per cento delle spese ammissibili, è autorizzato non oltre i 100 mila euro per singola proposta.

Scarica le schede descrittive

Sotto azione 4.3

Azione 4.6

Un'Opera per il Castello - Edizione 2012

 

CASTELLOIl concorso Un’Opera per il Castello si inserisce nella politica di valorizzazione e divulgazione dell’arte contemporanea che viene svolta da anni nei musei della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, in collaborazione e con il sostegno del Servizio Architettura e Arte contemporanee della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività culturali, nell’ambito del Piano Arte Contemporanea.

Il complesso monumentale di Castel Sant’Elmo, dopo gli imponenti lavori di restauro e la sua restituzione alla fruizione dei cittadini e di un più vasto pubblico di visitatori, ha avuto un ruolo fondamentale per la diffusione della conoscenza del linguaggio artistico contemporaneo attraverso la realizzazione di numerosi eventi, manifestazioni e mostre, divenendo luogo di ricerche e sperimentazione e sede di numerose opere realizzate site specific.

La vocazione al contemporaneo si è consolidata con l’apertura, nel marzo del 2010, dell’esposizione permanente Novecento a Napoli (1910 -1980) per un museo in progress, dedicata agli accadimenti storico-artistici nella città e alla costante relazione di questi con lo svolgersi dei movimenti e delle poetiche di riferimento nazionale, dal Futurismo alla Transavanguardia. Nel futuro del museo, che si definisce non a caso in progress, è prevista non solo l’acquisizione di nuove opere d’arte e l’ampliamento dei suoi confini cronologici e tematici, ma anche un confronto continuo sia con la storia del Novecento che con il vasto e variegato panorama delle esperienze creative attuali.

Continua a leggere

Fonte: Ministero Beni Culturali

Corso gratuito per "Esperti di progettazione di Sistemi Gestione Safety"

 

SAFETYSelezione al corso gratuito per

"Esperti di progettazione di Sistemi di Gestione della Safety"

Sono aperte fino al 6 luglio p.v. le iscrizioni per la selezione al corso gratuito per “Esperti di progettazione di Sistemi di Gestione della Safety” che si terrà presso la Camera di Commercio di Napoli i prossimi  16, 17 e 18 Luglio.
Il Corso, articolato in tre giorni full time,  è rivolto a rappresentanti di imprese della provincia di Napoli ed è finalizzato a fornire sia le conoscenze teoriche, sia le competenze metodologiche necessarie alla progettazione, realizzazione e al corretto mantenimento di un Sistema per la Gestione della sicurezza e Salute sul luogo di lavoro conforme alla norma BS OHSAS 18001:2007.
L’iniziativa si svolge nell’ambito delle attività previste dal programma “Promozione della Sicurezza e della Responsabilità Sociale” promosso dal Consorzio Promos Ricerche, Unioncamere Campania ed INAIL Campania presentato nel corso della "Giornata su RSI, Manutenzione, Sicurezza e Antincendio"  Leggi il resoconto della giornata


Scarica il programma del corso

Codice etico per le imprese

 

logo campaniaApprovato in Commissione Attività produttive della Regione Campania il testo della proposta di legge che istituisce il marchio etico regionale. Ad annunciarlo il presidente della Commissione Giovanni Baldi. “Abbiamo dato il nostro contributo in fatto di idee con alcuni emendamenti apportati al testo originario giunto al nostro tavolo”. La norma ora, dopo il parere della II Commissione, andrà in Aula per l’approvazione definitiva del Consiglio regionale. Il marchio etico è una nuova opportunità per le produzioni campane e servirà a dare ai prodotti tipici anche un bollino di qualità etica, elemento di ulteriore qualificazione per i consumatori. In tempi in cui le eccellenze in agricoltura e nel commercio guadagnano significative fette di mercato si tratta di una carta da giocare nella filiera produttiva, testimone dell’appartenenza particolare al tessuto socio-culturale della Campania, del rispetto dell’ambiente regionale e dei suoi bio-equilibri nei diversi cicli di produzione e a salvaguardia della dignità dei lavoratori. Una volta istituito il marchio sarà cura dell’Assessorato alle Attività produttive della Campania allestire un albo delle Imprese autorizzate all’utilizzo del marchio etico”.

Leggi la proposta di legge

Aggiornato l'elenco dei prodotti tipici campani

 

prodotti tipici campaniMelanzane ripiene o a scarpone, il peperone imbottito, il pomodorino giallo e la fragolata di Acerno: sono solo alcune delle 16 new-entry nel novero dei prodotti tipici campani che ottengono l’ambito riconoscimento ministeriale. “Un primo passo – avverte Vito Amendolara, consigliere del governatore della Campania Stefano Caldoro per l’Agricoltura – per il recupero di prodotti come l’uva armonera e l’uva bianca, entrambe varietà tipiche del Cilento che rischiavano di scomparire definitivamente e la cui coltivazione è stata preservata grazie all’impegno di alcuni appassionati viticoltori locali”. Il riconoscimento avviene con decreto del direttore generale per la promozione della qualità agroalimentare nell’ambito della dodicesima revisione dell’ elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali. La Campania, con questo aggiornamento, raggiunge i 370 prodotti presenti in elenco e si colloca al terzo posto, a pari merito con il Veneto, dopo la Toscana ed il Lazio.

Vai all'elenco completo

Osservatorio Accredia:infortuni in calo

 

Osservatorio ACCREDIA Salute e sicurezzaGli infortuni sul lavoro, secondo i dati Inail più recenti, sono stati 790mila nel 2009, 775mila nel 2010, 726mila nel 2011 con una riduzione dell'8% nel triennio. In flessione anche gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro: 1.053 nel 2009, 973 nel 2010, 930 nel 2011 (-11,7%).
Ciò nonostante, il livello di attenzione deve essere ancora mantenuto su livelli di guardia. Numerose sono le imprese che continuano ad avvertire la presenza di fattori di rischio lungo la catena di produzione, nelle officine e nei cantieri. Il livello di attenzione deve però essere mantenuto su livelli di guardia. Numerose sono le imprese che percepiscono la presenza di fattori di rischio lungo la catena di produzione, nelle officine e nei cantieri.
Comportamenti e manovre non corrette sul posto di lavoro rappresentano un costante fattore di rischio per quasi l'80% delle imprese, per il 60% vi sono pericoli legati all'esalazione di fumi e gas, per più dell'80% elementi di disturbo possono essere rumori e vibrazioni. È quanto emerge da un'indagine effettuata dal Censis e da Accredia - l'ente italiano di accreditamento - su un campione di 1.000 imprese appartenenti ai comparti più esposti a fattori di incidentalità: industria, costruzioni e trasporti.
Cresce la tendenza a monitorare le potenziali cause di infortuni. L'80% delle aziende interpellate dichiara di effettuare un monitoraggio per prevenire eventuali rischi elettrici, rischi da manipolazione di sostanze pericolose, rischi da carenza di sicurezza sulle apparecchiature e rischi strutturali. Dall'indagine Censis-Accredia emerge che lo strumento di gestione della sicurezza più utilizzato dalle imprese è l'addestramento e l'informazione dei lavora-tori (34%), mentre circa il 20% si affida a un consulente esterno, il 19% ricorre a visite di rou-tine del responsabile interno della sicurezza e il 18% apporta di volta in volta miglioramenti dove necessario.
Lo scenario però cambia considerevolmente se dalle enunciazioni di principio e dalle buone intenzioni si passa alla pratica e all'utilizzo di strumenti sofisticati di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro. Forte è l'impressione che presso molte imprese gli strumenti di prevenzione e di controllo dei rischi siano ancora piuttosto improvvisati e improntati alla minore spesa possibile.
Tra i fattori che limitano la diffusione di modelli di efficace gestione della sicurezza e prevenzione dei rischi c'è sicuramente la natura delle imprese italiane, per la maggior parte di piccole e piccolissime dimensioni. Il 70% delle aziende analizzate da Censis e Accredia considera i costi per la sicurezza non facilmente sostenibili, ancorché necessari, e più del 60% giudica le norme sulla sicurezza complicate da attuare, alla stregua di appesantimenti burocratici.
Le aziende dotate di un Sistema di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro (Sgsl certificato a norma Ohsas 18001:2007) si dimostrano in grado di gestire in maniera efficace e vantaggiosa la salute e la sicurezza sul lavoro. Rappresentano ancora una minoranza del tessuto produttivo, ma il loro numero è cresciuto di quasi sette volte negli ultimi quattro anni. Nei dieci anni di applicazione della norma (la prima versione della Bs Ohsas è del 1999) l'incremento medio annuo è stato del 50%.

Continua sul sito ACCREDIA

Sfoglia l'opuscolo "Salute e sicurezza sul Lavoro"

Trattamento dell'acqua potabile

 

ACQUA POTLa riscoperta dell’acqua del rubinetto – dovuta anche all’attuale congiuntura economica che fa stringere i cordoni della borsa alle famiglie italiane –  sta registrando un incremento senza precedenti. Secondo una ricerca di Aqua Italia (l’associazione che raggruppa le aziende del settore del trattamento dell’acqua) commissionata all’Istituto indipendente CRA (Customized Research & Analysis) riguardante appunto la propensione degli italiani a bere acqua del rubinetto,  il 75,5% della popolazione sceglie l’acqua a “km zero” confermando il trend positivo rilevato nelle precedenti edizioni dell’indagine.
Sempre più frequentemente, inoltre, gli italiani decidono di “trattare” l’acqua del rubinetto affidandosi ad apparecchiature e sistemi per la sua depurazione: impianti a osmosi inversa, filtri per il cloro, addolcitori e caraffe filtranti. Tutti questi dispositivi possono ora finalmente contare su regole certe.
Dal 23 marzo scorso, infatti, in seguito all’entrata in vigore del Decreto del Ministero della Salute 25/2012 sulle “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”, i consumatori hanno maggiori garanzie di acquistare impianti, sistemi e apparecchi sicuri e - soprattutto - efficaci, anche grazie all’aiuto delle norme tecniche.
Il nuovo Decreto prevede infatti che tutte le apparecchiature immesse sul mercato debbano essere accompagnate da manuali di istruzioni per l’uso e la manutenzione molto chiari e precisi, e che la pubblicità non potrà in alcun modo essere ingannevole esaltando depurazioni inesistenti o improbabili miglioramenti della qualità dell’acqua.
Addio alle dichiarazioni generiche: il materiale informativo dovrà aiutare i consumatori ad effettuare scelte consapevoli. Potranno infatti essere immesse sul mercato solo apparecchiature che assicurino - per tutto il loro ciclo di vita - le prestazioni dichiarate. Inoltre, nella documentazione che accompagna il prodotto, i riferimenti alle prestazioni devono riguardare “esclusivamente sostanze e/o elementi e/o parametri biologici testati sperimentalmente, ovvero essere documentati da letteratura comunemente accettata a livello internazionale” (ad esempio le norme tecniche europee EN e linee guida OMS). Infine l’installazione degli apparecchi dovrà essere effettuata da imprese abilitate che dovranno rilasciare un’apposita dichiarazione di conformità.
Proprio a livello di normazione tecnica da anni si registra un’intensa attività tesa a garantire la qualità e la sicurezza di queste apparecchiature, che ha portato alla pubblicazione di una serie di norme tecniche europee – adottate in Italia dall’UNI - che coprono tutti i requisiti prestazionali, di sicurezza e i metodi di prova di queste apparecchiature.

Continua sul sito UNI

Scarica il D.M. n. 25/2012

Sottoscrivi questo feed RSS