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Lattosio, glucosio e galattosio: metodo per l’analisi del formaggio

Lattosio, glucosio e galattosio: metodo per l’analisi del formaggio

Con il diffondersi delle intolleranze alimentari diventa sempre più importante proporre cibi adatti ad ogni regime alimentare. Da questa esigenza nasce lo studio della commissione “Agroalimentare” che ha definito la norma UNI/TS 11687. Questa specifica tecnica descrive il metodo per l’analisi nel formaggio a pasta dura del contenuto in lattosio, glucosio e galattosio, mediante sistema di cromatografia liquida ionica con detector amperometrico.
La norma è adatta per formaggi duri il cui processo tecnologico ha determinato una naturale riduzione del lattosio presente nel latte e una successiva metabolizzazione sia di galattosio sia di glucosio ad opera della microflora.
La determinazione del contenuto in zuccheri, richiede l'utilizzo di una strumentazione particolarmente sensibile, in grado cioè di quantificare contenuti decisamente ridotti.
Questa rilevazione può consentire l’identificazione di formaggi adatti per regimi dietetici privi di lattosio. Inoltre, questo tipo di formaggio “dietetico” permette anche una quasi completa metabolizzazione di glucosio e galattosio.
La specifica tecnica cita al suo interno come riferimento normativo ulteriore la UNI EN ISO 707 - Latte e prodotti derivati - Guida per il campionamento.

mb

Fonte UNI

Qualità. Dall’UNI una guida per le PMI

Qualità. Dall’UNI una guida per le PMI

Nata dalla traduzione di un manuale ISO dedicato alle PMI, la nuova pubblicazioneUNI EN ISO 9001:2015 e piccole imprese. Cosa fare?” si pone come un utile e fruibile strumento per tutte le micro, piccole e medie imprese italiane.
Il nostro territorio per tradizione è letteralmente cosparso da imprese a carattere cosiddetto “familiare”, imprese che contraddistinguono tuttora il nostro tessuto industriale.
Secondo il rapporto CERVED 2016, soddisfano i requisiti per essere considerate PMI 136.114 società, tra le quali 112.378 aziende rientrano nella definizione di “piccola impresa” e 23.736 in quella di “media impresa”. Queste società, hanno occupato 3,8 milioni di addetti, di cui oltre due milioni lavorano in aziende piccole.
In questo scenario le norme tecniche (sui sistemi di gestione in particolare) hanno la possibilità di supportare le PMI come già fanno con le realtà globali, con i governi e con la società nel suo insieme.
Ecco perché questo volume può rappresentare un’utile strumento alle imprese fornendo una chiara comprensione di ciò che è il sistema di gestione per la qualità fungendo da guida per l’utente attraverso l’attuazione del processo. Infine, per chi non ha ancora aggiornato il proprio sistema di gestione per la qualità con l’ultima versione consente un più facile adeguamento ai nuovi requisiti dell’edizione 2015.
Il volume è suddiviso in varie sezioni - come ad esempio il sistema di gestione per la qualità, alcuni consigli pratici per la sua applicazione, la guida vera e propria alla ISO 9001, ecc. - che possono essere utilizzate separatamente e consultate quando se ne presenta la necessità.
Completano la pubblicazione tre appendici che descrivono dettagliatamente i processi di certificazione/registrazione.

mb

Fonte UNI

Sicurezza in quota: dispositivi per la protezione contro le cadute

Sicurezza in quota: dispositivi per la protezione contro le cadute

Pubblicata a cura della Commissione Sicurezza la norma UNI ISO 22846-1 che si occupa dei sistemi di accesso su fune stabilendone i principi fondamentali per un sistema di lavoro in quota. L’accesso su fune ha origine nella pratica dell’alpinismo e in particolare in speleologia nel cui ambito è un metodo ampiamente collaudato.
Per l’adattamento all’ambiente di lavoro, sono state modificate le tecniche di alcune delle attrezzature. La modifica più significativa è l’inclusione di una seconda fune per fornire ulteriore sicurezza. Queste modifiche permettono al sistema di offrire un livello di protezione agli operatori pari o migliore di altre forme di accesso simili.
La norma è destinata ad essere utilizzata dai datori di lavoro, dai dipendenti e dai lavoratori autonomi, dai committenti e dalle associazioni del settore.
È applicabile ai lavori svolti con sistemi di accesso e posizionamento su funi su edifici e altre strutture (anche strutture in mare aperto) o siti naturali (come per esempio pareti rocciose), durante i quali le funi sono collegate ad una struttura o elemento naturale. Inoltre, è applicabile a situazioni in cui le funi sono utilizzate come mezzo principale di accesso, supporto e uscita o come mezzo primario di protezione contro la caduta.
La UNI ISO 22846-1 non è destinata ad essere applicata per l'utilizzo di metodi di accesso e posizionamento su funi durante il tempo libero, in arboricoltura, nei metodi di accesso su ponteggi, per i sistemi di evacuazione di emergenza, o per l'uso di accesso ed il posizionamento su funi durante le operazioni dei vigili del fuoco e di altri servizi di emergenza durante le operazioni di soccorso o per la formazione di salvataggio. Tuttavia coloro i quali sono impegnati in altre attività simili, possono beneficiare dei consigli forniti nella norma; molti dei principi possono essere applicati in altri contesti e offrono buone pratiche per le attività escluse dall’ambito di applicazione dalla norma stessa. L’obiettivo principale è garantire che sia mantenuto in qualsiasi momento un sistema di lavoro sicuro.

mb

Fonte UNI

Microbiologia di alimenti e mangimi per animali. Pubblicata la UNI EN ISO 16654

Microbiologia di alimenti e mangimi per animali. Pubblicata la UNI EN ISO 16654

La Commissione Agroalimentare a seguito dell’interesse manifestato dal mercato e dagli stakeholder ha pubblicato anche in italiano la norma UNI EN ISO 16654 che tratta nello specifico la microbiologia degli alimenti e dei mangimi per alimenti con lo scopo di definire un metodo orizzontale per la ricerca di Escherichia coli O157 negli alimenti e nei mangimi per animali. Questo ceppo entero-emorragico del batterio Escherichia coli è causa di gravi malattie a trasmissione alimentare e può causare anche la morte nonostante la bassa dose infettiva.
Per salvaguardare la salute del personale di laboratorio è essenziale che questo metodo sia effettuato nella sua interezza solo da personale qualificato utilizzando buone pratiche di laboratorio. Naturalmente è necessario rispettare le legislazioni nazionali pertinenti.
La norma è espressamente richiamata nei seguenti documenti internazionali:

  • ISO 6887-1 Microbiology of the food chain -- Preparation of test samples, initial suspension and decimal dilutions for microbiological examination -- Part 1: General rules for the preparation of the initial suspension and decimal dilutions
  • ISO 7218 Microbiology of food and animal feeding stuffs - General requirements and guidance for microbiological examinations

La norma è disponibile sia in formato elettronico sia in formato cartaceo

mb

Fonte UNI

Agroalimentare. Pubblicata una norma UNI sul contenuto di olio nei semi oleaginosi

Agroalimentare. Pubblicata una norma UNI sul contenuto di olio nei semi oleaginosi

È stata pubblicata, a cura della commissione Agroalimentare, la norma UNI EN ISO 22630Farina di semi oleaginosi - Determinazione del contenuto di olio” che nell’ambito dei semi oleaginosi si occupa di determinare il contenuto di olio attraverso un metodo di estrazione rapido.
La norma specifica un metodo di estrazione che può essere utilizzato per verificare l'efficienza del processo di estrazione dell'olio per comparazione del contenuto di olio di semi oleaginosi con il contenuto di olio residuo delle corrispondenti farine di estrazione, pellet e torte.
Si applica a farine di semi oleaginosi ottenute da semi oleaginosi mediante espulsione o estrazione con un solvente.
Questo documento sostituisce la EN ISO 734-2:2010. Al suo interno sono richiamate le seguenti norme:

  • ISO 771 Oilseed residues -- Determination of moisture and volatile matter content
  • ISO 5502 Oilseed residues -- Preparation of test samples

La norma, sviluppata dall’ISO/CT 34 Food products in collaborazione con il CEN/TC 307, è disponibile sia in formato elettronico sia in formato cartaceo.


mb


Fonte UNI

Raccolta differenziata. Pubblicata la UNI 11686 sugli elementi identificativi dei contenitori

Raccolta differenziata. Pubblicata la UNI 11686 sugli elementi identificativi dei contenitori

Pubblicata la nuova norma UNI 11686 sui Waste Visual Elements, ossia gli elementi visivi identificativi dei contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti.
L’Italia è il primo Stato a livello europeo a dotarsi di questa norma che intende, tra l’altro, favorire l’obiettivo UE di raggiungimento del 65% di raccolta differenziata e del 50% di reale avvio a recupero.
La norma, attesa da tempo dagli operatori del settore e dalle autorità operanti sul territorio, ha lo scopo di facilitare e rendere univoca l'identificazione dei contenitori dedicati alla raccolta dei rifiuti al fine di migliorare la raccolta differenziata delle diverse tipologie di rifiuto urbano.
La UNI 11686 definisce i colori e gli ulteriori elementi di identificazione visiva per facilitare il riconoscimento del cassonetto giusto nel quale riporre la specifica tipologia dei propri rifiuti. In questo modo, grazie alla unificazione di forme, colori, scritte e icone, i cittadini potranno andare “a colpo sicuro” ovunque si trovino. La raccolta differenziata non riguarda infatti solo i cittadini che vivono in una determinata città, ma anche tutte le persone che viaggiano per motivi diversi e che dovrebbero trovare in ogni luogo gli stessi elementi visivi che caratterizzano i contenitori per la raccolta di rifiuti ai quali sono abituati: uno stesso colore e una stessa icona indicheranno con facilità a un turista dove gettare plastica, vetro, oppure l’umido.
Attualmente in Italia i Comuni possono decidere autonomamente come “battezzare” i contenitori per la raccolta differenziata: a Milano, a Napoli e a Roma - per esempio - i colori dei cassonetti per raccogliere lo stesso tipo di rifiuto differiscono tra loro creando un caos multi-cromatico che mette in difficoltà le persone e penalizza - al tempo stesso - l’efficacia della raccolta differenziata. A Roma il cassonetto verde è sinonimo di indifferenziato mentre a Milano e Napoli accoglie solo ed esclusivamente il vetro. I romani gettano vetro plastica e metallo nel cassonetto blu che a Milano non esiste mentre a Napoli accoglie l'indifferenziato...
La Direttiva europea 2008/98/CE e le leggi vigenti impongono di raggiungere il 65% di raccolta differenziata e il 50% di reale avvio a recupero. Tali obiettivi hanno bisogno anche del sostegno di norme tecniche che aiutino a uniformare le attrezzature a favore del corretto utilizzo da parte del cittadino, del turista e degli operatori del settore della raccolta dei rifiuti urbani. Potranno essere riutilizzati con facilità i bidoni e i cassonetti già in uso,
La norma UNI 11686 sui Waste Visual Elements consente all'Italia di essere il primo Paese europeo a fare un passo avanti sia dal punto di vista economico che dal punto di vista culturale.

mb

Fonte UNI

Laboratori di Prova. Quasi conclusa la revisione della ISO/IEC 17025

Laboratori di Prova. Quasi conclusa la revisione della ISO/IEC 17025

Nel corso degli anni la norma ISO/IEC 17025Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura” è diventata il riferimento internazionale per i laboratori, stabilendo una serie di requisiti al fine di migliorare la validità e la riproducibilità dei risultati.
La norma, infatti, facilita la cooperazione tra laboratori e altri organismi, lo scambio di informazioni, la condivisione dell’esperienza e aiuta ad armonizzare norme e procedure.
La revisione della norma, avviata nel febbraio 2015 è ora nella fase finale (FDIS), ultima tappa prima della pubblicazione.

Di seguito le principali modifiche.

  • L’approccio di processo è ora conforme a norme più recenti come la UNI EN ISO 9001 (sistemi di gestione per la qualità), la UNI EN ISO 15189 (qualità e competenza dei laboratori medici) e la UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1 (requisiti per organismi di audit e certificazione); la norma revisionata si concentra sui risultati di un processo piuttosto che dettagliare i suoi compiti e i singoli passaggi.
  • Orientandosi maggiormente sulle tecnologie dell’informazione, la norma riconosce e incorpora l’utilizzo di sistemi informatici e registrazioni elettroniche e la produzione di risultati e di report elettronici, oggi ampiamente utilizzati dai laboratori moderni.
  • La nuova versione include un capitolo sul risk-based thinking e tratta dei punti comuni con la ISO 9001:2015.
  • La terminologia è stata modernizzata per risultare più in linea con il mondo di oggi e riflettere l’adozione del formato elettronico. Sono state apportate modifiche all’International Vocabulary of Metrology ed è stata operata una armonizzazione con la terminologia ISO/IEC che include una serie di termini e di definizioni comuni a tutti gli standard per la valutazione della conformità.
  • È stata adottata una nuova struttura per allineare la nuova ISO/IEC 17025 agli standard ISO/IEC esistenti sulla valutazione di conformità (per esempio la serie ISO/IEC 17000).
  • Il campo di applicazione è stato rivisto al fine di inglobare tutte le attività dei laboratori.

Frutto della collaborazione tra ISO e IEC all’interno del Committee on conformity assessment (ISO CASCO), la nuova versione della norma ISO/IEC 17025 – che sostituirà la pari numero del 2005 – è prevista per la fine di quest’anno.

mb

Fonte UNI

Consumo di suolo. Pubblicata dall'ISPRA  l'edizione 2017 del Rapporto

Consumo di suolo. Pubblicata dall'ISPRA l'edizione 2017 del Rapporto

L’edizione 2017 del Rapporto sul consumo di suolo in Italia, la quarta dedicata a questo tema, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, grazie alla cartografia aggiornata del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che vede ISPRA insieme alle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, in un lavoro congiunto di monitoraggio svolto anche utilizzando le migliori informazioni che le nuove tecnologie sono in grado di offrire.
Il Rapporto analizza l’evoluzione del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro delle trasformazioni territoriali ai diversi livelli, attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo e fornisce nuove valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale, con particolare attenzione alla mappatura e alla valutazione dei servizi ecosistemici del suolo.

mb

Vai al sito dell'ISPRA

Conciliazione tra vita professionale e privata: firmato il decreto che riconosce sgravi contributivi per i datori di lavoro

Conciliazione tra vita professionale e privata: firmato il decreto che riconosce sgravi contributivi per i datori di lavoro

Firmato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, il decreto che riconosce sgravi contributivi ai datori di lavoro privati che abbiano previsto, nei contratti collettivi aziendali, istituti di conciliazione tra vita professionale e vita privata dei lavoratori. Il provvedimento dovrà essere registrato dalla Corte dei Conti.

All'attuazione della misura sperimentale, prevista dal decreto legislativo n. 80/2015, sono destinati complessivamente circa 110 milioni di euro per il biennio 2017 e 2018, a valere sul Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello.

Il decreto recepisce le indicazioni contenute nelle Linee guida elaborate da un'apposita Cabina di regia presieduta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e composta da rappresentanti dei Dipartimenti per la famiglia, per le pari opportunità e della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

Per accedere agli sgravi contributivi i datori di lavoro dovranno aver sottoscritto e depositato contratti collettivi aziendali che prevedano l'introduzione di misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata innovative e migliorative rispetto a quanto già previsto dai contratti collettivi nazionali di riferimento o dalle disposizioni vigenti.

Il beneficio potrà essere riconosciuto ai contratti collettivi aziendali sottoscritti e depositati a decorrere dal 1° gennaio 2017 e non oltre il 31 agosto 2018, nei limiti e con le modalità stabilite nel decreto.

Considerato il carattere sperimentale della misura, il decreto individua criteri di accesso al beneficio che possano favorire la più ampia partecipazione dei datori di lavoro interessati.

AdA

Scarica il decreto

Gestione del rischio: in revisione la ISO 31000

Gestione del rischio: in revisione la ISO 31000

La norma internazionale ISO 31000Risk management - Principles and guidelines” (adottata a livello nazionale nel 2010 come UNI ISO 31000) spiega come funziona quel processo delicato e fondamentale che va sotto il nome di “gestione del rischio” e fornisce indicazioni su come applicarlo all’interno di un’organizzazione.
Il tema è particolarmente significativo anche alla luce della ISO 9001:2015, che vede proprio nel “risk based thinking” uno dei punti qualificanti di un efficace sistema di gestione. Infatti l’approccio basato sul rischio coinvolge tutte le nuove norme ISO sui Sistemi di Gestione basate sulla struttura di alto livello (High Level Structure - HLS), imposta da ISO a partire dal 2012.
In questi mesi il documento è stato sottoposto a un accurato - e non ancora concluso - lavoro di revisione  ed è recentemente arrivato allo stadio di Draft International Standard (DIS): una fase importante perché il testo ha trovato una sua forma più strutturata e definita che già ne rende chiari intenti e risultati, ma anche delicata perché ne mette in luce con più evidenza anche potenziali problematicità.
L’obiettivo principale della nuova ISO 31000 è quello di rendere il documento chiaro e di più facile comprensione, attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice che esprima i fondamenti della gestione del rischio in modo piano e comprensibile a tutti i potenziali utilizzatori. Insomma, creare un testo che sia di facile comprensione e che al tempo stesso parli un linguaggio comune e familiare a tutte le organizzazioni, a prescindere dalle loro dimensioni e dal loro settore di attività.
Il compito principale, che si cerca di perseguire, è quindi quello di trovare un adeguato compromesso tra esigenze di chiarezza, bisogno di approfondimento e necessità di sintesi.
Con questo obiettivo ben fissato, il testo è stato ridotto ai concetti fondamentali. Risultato: un documento più conciso e più facile da leggere, che conserva tuttavia un’ampia applicabilità a qualsiasi settore e a qualsiasi tipo di rischio.
Il nuovo testo si presenta non solo più conciso, ma comprende anche alcuni cambiamenti sostanziali come ad esempio l'importanza data ai fattori umani e culturali nel raggiungimento degli obiettivi di un'organizzazione e una maggiore enfasi su una più solida integrazione del “risk management” con il processo decisionale e, più in generale, all'interno di un sistema di gestione strategico e operativo.
L’intento è ovviamente quello di giungere quanto prima possibile all’elaborazione di un Final Draft (FDIS), che tenga conto dei numerosi commenti ricevuti, alcuni dei quali sono stati avanzati proprio dall’Italia.
Un gruppo di lavoro misto IEC ed ISO, con alcuni esperti in comune con il gruppo che si occupa della futura ISO 31000, sta sviluppando la revisione della IEC/ISO 31010 (Risk Assessment Techniques). Anche per questa norma siamo ormai in dirittura di arrivo e si aspetta il Draft finale. Contrariamente a quanto sta avvenendo per la ISO 31000, nella bozza della IEC/ISO 31010 i due aspetti critici, evidenziati qui sopra, sono affrontati con sufficiente chiarezza a giudizio del Gruppo di lavoro italiano che segue le due norme.
Si prevede che la nuova versione della norma ISO 31000 possa vedere la luce entro la fine del 2017 o l'inizio del 2018.

mb

Fonte UNI

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